Una lucida analisi di Alberto Melloni
in “la Repubblica” del 11 settembre 2021
C’è un tempo per guarire”, dice Qoelet. Un verso biblico suggestivo. Lo ha citato anche Joe Biden
dopo l’elezione; con un certo ottimismo e una piccola sgrammaticatura. Perché quel verso non dice
che c’è un tempo per ammalarsi e un tempo per curare. Dice che “c’è un tempo per uccidere e un
tempo per curare”. E di questa malattia dell’uccisione – della pandemia della guerra, come la
chiama il cardinale Zuppi – le fedi religiose sono da sempre protagoniste. O perché svogliate di
disarmare i cuori o perché pronte ad eccitarli o perché sorde al grido delle vittime.
Il “dialogo interreligioso” è una delle cure di questa pandemia? Forse. Ma solo se non si accontenta
di formule apotropaiche che sconfessando la violenza non indagano su come e dove viene
concepita…

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